mercoledì 24 dicembre 2008

Un nuovo mondo


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Dopo qualche mese di silenzio voglio riprendere il filo di questo mio colloquio in rete attraverso questo mio diario pubblico.

Il mondo occidentale è oggi entrato in una recessione profonda che nasce dalla crisi dei fondamenti sui quali è stata costruita la politica economica americana e mondiale degli ultimi 30 anni:
  1. la convinzione che una diminuzione delle tasse avrebbe portato ad una crescita dell'economia, poiché il mercato poteva moltiplicare la capacità di creare ricchezza attaverso il ricorso autonomo al sistema finanziario (la supply-side economics di Reagan e della scuola di Chicago ) e la conseguente riduzione dell'intervento dello Stato nell'economia e nel sociale;
  2. la volontà di spostare lo sforzo dello Stato nella difesa del ruolo degli Stati Uniti nel mondo, in una visione unilaterale che univa la difesa degli interessi economici nazionali con una pressione militare e un intervento diretto contro tutti quegli Stati che si opponevano al dominio americano.
Il centro dello sviluppo economico mondiale, dopo aver attraversato l'Oceano Atlantico (dall'Europa all'America) sembra volere attraversare anche l'Oceano Pacifico (la Cina, le tigri asiatiche, l'India...) in una dinamica che, dopo diversi decenni, vede in crisi il ruolo dominante degli Stati Uniti.

A questa crisi storica gli USA hanno cercato di dare una risposta innovativa attraverso l'elezione di Barack Obama, una scelta rivolta non solo all'interno del loro paese, ma al mondo intero. E' una risposta che parte sempre da Chicago e che si fonda sul rilancio dei valori libertari e comunitari tipici della società americana, sulla riconversione ecologica dell'economia, su un rinnovato ruolo dello Stato nell'economia e nella società, su una visione multilaterale della politica estera americana e, soprattutto, su un meccanismo inedito di partecipazione popolare che diventa vincente rispetto all'establishment tradizionale (azionariato diffuso contro grandi corporations, utilizzo preferenziale della rete invece del broadcast informativo tradizionale, main street verso wall street).

Nella crisi mondiale, l'Europa reagisce con dignità, attraverso lo sforzo della presidenza francese di coordinare le politiche economiche nazionali in funzione anticiclica. Si rimane comunque nell'orizzonte dell'Europa degli Stati, mentre non decolla una vera politica economica comune, che dovrebbe essere il vero obiettivo della zona Euro nella discussione in atto sul bilancio europeo. La mancata ratifica del trattato di Lisbona da parte dell'Irlanda, inoltre, ritarderà ulteriormente, oltre la data delle elezioni europee del 2009, la possibilità di una governance e di un'azione unitaria spedita dell'Unione europea.

In questo quadro, l'Italia ha ancora gli occhi rivolti all'indietro. Il Governo Berlusconi ha predisposto a luglio una manovra finanziaria di tagli indiscriminati alla domanda aggregata e agli investimenti che è esattamente il contrario di quello di cui si aveva bisogno. I pochi soldi a disposizione sono stati investiti in operazioni senza senso, come l'abbattimento dell'ICI sulle case dei ricchi e il salvataggio di Alitalia. A tre mesi di distanza, nonostante che ormai tutti siano convinti della necessità di ripensare il patto di stabilità europeo per costruire una politica economica unitaria che favorisca la crescita, si concepisce una manovra anticrisi debole, senza funzione anticiclica, che non corregge i grandi limiti della la manovra finanziaria di luglio.

In conclusione, un "nuovo mondo" sta nascendo, ma le classi dirigenti del nostro Paese appaiono invecchiate e non in grado di affrontare le sfide che esso ci pone.

L'era Berlusconi volge probabilmente al termine, ma non c'è ancora una forza di opposizione in grado di offrire all'Italia l'audacia della speranza, per superare le derive corporative e conservative, per mettere insieme le tante energie sopite del nostro Paese, per costruire una proposta di governo per permetta all'Italia di affrontare la crisi a testa alta e di rilanciare il suo ruolo in Europa e nel mondo.

Io spero ancora che il Partito democratico possa svolgere questo ruolo.
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