martedì 11 febbraio 2014

Una politica economica per la ripresa: rilanciare gli investimenti locali

Il Sole 24 Ore di ieri, lunedì 10 febbraio, a pagina 6, riporta i dati che emergono dall'analisi della spesa pubblica negli anni dal 2008 al 2012, in base agli ultimi dati di Ragioneria generale dello Stato (bilancio centrale) e Corte dei conti (analisi sui bilanci degli enti territoriali).

"I buchi aperti nelle strade battute dalla pioggia di queste settimane, i cantieri infrastrutturali che si interrompono e l'agenda digitale che tarda a passare dalle parole ai fatti. I segnali della crisi degli investimenti pubblici sono tanti, e si incontrano in tanti aspetti della vita quotidiana, I numeri scritti nei bilanci dello Stato ed enti territoriali, però, traducono queste impressioni in dati impressionanti."

"100,4 miliardi in meno di spesa per investimenti e una trentina di miliardi in più di spesa corrente, cioè quella che serve per far funzionare macchina amministrativa e servizi. È questo il conto cumulato presentato dagli anni della crisi di finanza pubblica o, per essere più precisi è l'effetto delle scelte di politica economica che hanno puntellato gli anni dell'emergenza".

I tagli agli investimenti hanno riguardato tutti i comparti: Stato, Regioni ed, in maggior misura, gli Enti locali. La spesa corrente invece è rimasta al palo negli Enti locali ma è cresciuta di oltre 30 miliardi a livello centrale e negli enti funzionali.

I seguenti dati esplicitano ciò che è successo nei diversi comparti.

Totale spesa pubblica
Spesa corrente : da 685 M€ (2008) a 703 M€ (2012) = 17,7 M€ in più (+2,8%)
Investimenti : da 118,9 M€ a 80,9 M€ = 38 M€ in meno (-38%)

Stato
Spesa corrente : da 472,7 M€ (2008) a 489,4 M€ (2012) = 16,7 M€ in più (+3,5%)
Investimenti : da 63,1 M€ a 45,7 M€ = 17,4 M€ in meno (-27,6%)

Regioni

Spesa corrente : da 153 M€ (2008) a 153,7 M€ (2012) = 0,8 M€ in più (+0,5%)
Investimenti : da 63,1 M€ a 45,7 M€ = 17,4 M€ in meno (-27,6%)

Comuni
Spesa corrente : da 50,3 M€ (2008) a 51,7 M€ (2012) = 1,4 M€ in più (+2,7%)

Investimenti : da 23,6 M€ a 12,5 M€ = 11,1 M€ in meno (-47%)

Province
Spesa corrente : da 9 M€ (2008) a 7,8 M€ (2012) = 1,2 M€ in meno (-13,3%)
Investimenti : da 4,6 M€ a 1,6 M€ = 3 M€ in meno (-65%)

In pratica, le pubbliche amministrazioni sembrano aver risposto alla crisi in generale tagliando dov'era più facile, ossia nella spesa per investimenti (in altre parole, nel futuro). L'unico comparto in cui c'è stata anche una riduzione delle spese correnti è stato quello delle Province, il livello di governo che pesa solo per l'1,2% sulla spesa pubblica totale (anno 2012).

Nella sostanza, le manovre emanate dai Governi con la legislazione della crisi non sono riuscite ad incidere minimamente sul groviglio di interessi e sulle resistenze di vario tipo che si annidano tra le agenzie e gli enti intermedi lasciati in vita o creati ex novo dalla legislazione statale e regionale anche dopo la revisione del titolo V, parte II, della Costituzione, "in barba" al principio di sussidiarietà.

Se si vuole invertire la rotta la vera priorità del Governo è una nuova politica economica per uscire dalla logica della cieca austerità. Occorre coniugare una più oculata gestione delle spese correnti a livello centrale e regionale con un forte rilancio degli investimenti pubblici in settori strategici per lo sviluppo del Paese.

In questa prospettiva, fin da subito, nel 2014, è possibile prevedere nel patto di stabilità degli enti locali una "golden rule" sugli investimenti immediatamente cantierabili (viabilità, difesa del suolo, scuole, green economy, innovazione) in modo da dare una risposta concreta alle esigenze di sviluppo dei territori e favorire, allo stesso tempo, una più rapida ripresa dell'economia italiana.