venerdì 18 settembre 2015

Dalla parte di chi cambia l'Italia e l'Europa

In questa legislatura il Governo e il Parlamento stanno cercando di rimettere in cammino un paese che era fermo, rilanciando l'economia, semplificando l'assetto istituzionale e superando le resistenze corporative.

Sono stati approvati provvedimenti per favorire la ripresa e i consumi nel rispetto degli impegni presi con le istituzioni europee.

E' stata avviata una profonda opera di semplificazione del sistema politico (finanziamento ai partiti, superamento dell'elezione diretta degli organi di governo delle province, legge elettorale) e del sistema istituzionale (riordino delle autonomie locali e riforma della PA).

Il Parlamento si trova ora di fronte alla sfida cruciale della riforma costituzionale, che cerca di superare gli errori della riforma del 2001 attraverso la costruzione di un sistema istituzionale più equilibrato, che semplifichi il sistema decisionale ridando centralità al Parlamento, attraverso il superamento del bicameralismo perfetto e la trasformazione del Senato in una camera di rappresentanza delle autonomie territoriali, secondo un modello largamente diffuso negli altri paesi europei.

Questa scelta è in linea con le proposte di riforma costituzionale avanzate negli ultimi decenni. Il protrarsi della discussione su questo punto metterebbe ancora di più in difficoltà tutto il sistema politico, perché sarebbe un'ulteriore prova della sua incapacità di decidere anche su questioni sulle quali da tempo c'è un consenso diffuso, come è stato ricordato anche dal Presidente della Repubblica.

In questa fase cruciale, pertanto, c'è bisogno di ragionevolezza e unità innanzitutto all'interno del PD, il partito di governo che deve essere capace di svolgere una funzione nazionale nella nuova dimensione europea.

Ma la ragionevolezza e la responsabilità deve esserci in tutte le forze politiche, poiché la riforma costituzionale non è una questione di parte, ma è una questione che mette in gioco la credibilità della politica e di tutto il Paese. Senza ritardare ulteriormente i tempi di approvazione, il Parlamento può pertanto individuare eventuali interventi migliorativi sul testo in discussione per allargare la condivisione della riforma costituzionale.

La questione costituzionale, però, oggi non può essere limitata solo alla riforma in discussione. La crisi greca e l'emergenza immigrazione hanno chiaramente dimostrato che l'assetto istituzionale attuale dell'Unione europea non è soddisfacente, sia dal punto di vista funzionale, sia da punto di vista democratico.

Le forze politiche italiane devono porsi a testa alta alla guida di un processo di maggiore integrazione politica dell'Europa, come chiaramente è emerso nella dichiarazione comune su "Più integrazione europea, la strada da percorrere", che è stata firmata a Roma il 14 settembre 2015, nella quale è evidenziata chiaramente la necessità di dare nuovo slancio all'integrazione europea e la prospettiva di una condivisione della sovranità a livello europeo attraverso un unione federale di Stati.