domenica 22 febbraio 2009

Crisi e rilancio del progetto del PD

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La settimana che è alle nostre spalle è stata densa di avvenimenti traumatici che hanno accelerato bruscamente il difficile cammino del Partito Democratico.

In primo luogo, i risultati delle elezioni regionali in Sardegna hanno evidenziato la crisi di fiducia nel rapporto tra il PD e gli elettori, anche in una situazione in cui la durezza dello scontro, la campagna elettorale e le qualità del candidato potevano far sperare in un esito diverso. Era evidente, in verità, che le elezioni anticipate in Sardegna erano in gran parte dovute alle spaccature interne al PD sardo e alla mancanza di un progetto unitario. Dopo la sconfitta, Renato Soru ha affermato che non lascerà la politica, ma che resterà in Consiglio regionale e che lavorerà per la nascita di un vero Partito Democratico sardo, realmente aperto alla partecipazione e radicato in tutti i paesi.

Il voto sardo ha evidenziato ancor di più le contraddizioni in cui era ormai caduto il progetto del PD ed ha spinto Walter Veltroni ad annunciare in modo improvviso le dimissioni da segretario del Partito. Nella drammatica conferenza stampa del 18 febbraio Veltroni ha dichiarato che faceva questa scelta "per il PD, un partito nato per cambiare l’Italia, non per tenere insieme tutto e il contrario di tutto". Veltroni ha ammesso che non è riuscito a realizzare questo progetto ed ha aggiunto: "è per questo che lascio e chiedo scusa”.

In un momento così difficile, sento innanzitutto il dovere di ringraziare pubblicamente Renato Soru e Walter Veltroni per il lavoro che hanno svolto e le scelte difficili che hanno fatto. Allo stesso tempo, sento l'esigenza di dare un contributo al dibattito in corso sul futuro del PD.

La possibilità della sconfitta - ci illumina Altiero Spinelli - deve essere sempre accettata equanimemente all’inizio di ogni avventura creatrice. Bisogna sentire che il valore di un’idea, prima ancora che dal suo successo finale, è dimostrato dalla sua capacità di risorgere dalle proprie sconfitte.” Se vogliamo però rilanciare l'avventura creatrice del Partito Democratico dobbiamo affrontare - con grande sincerità - le ragioni che hanno impedito di tradurre in successo un'idea che resta senza dubbio valida.

Il PD è un partito nato come un progetto ambizioso e a lungo termine - ha detto Veltroni - "finalizzato a far diventare il riformismo maggioranza nel paese, un partito inserito nella società, capace di raccoglierne le istanze e gli umori. Capace di voltare pagina e superare questa Italia da Gattopardo”.

E' un partito che ha cercato di esaltare la partecipazione democratica alla vita politica che si è espressa soprattutto nell'utilizzo delle primarie. Le primarie, però, dovrebbero servire soprattutto a scegliere i candidati alle cariche elettive pubbliche e non sono sempre la panacea di tutti i mali. Quando vengono utilizzate per la selezione delle cariche interne di partito possono creare dificoltà o contraddizioni insanabili.
La grandissima legittimazione ricevuta dalle primarie di ottobre dal segretario del partito non ha aiutato la costruzione di processi di decisione all'interno del partito che permettessero la selezione democratica delle candidature nelle elezioni del 2008. Più recentemente, non ha aiutato a trovare la sintesi su alcune spinose scelte politiche (rapporti con i sindacati, testamento biologico ...) che hanno diviso il partito. Su un altro piano, l'elezione del segretario regionale del PD sardo nelle primarie di ottobre ha reso ancora più evidente la spaccatura tra una parte del partito e la Giunta regionale.

Da queste premesse, non ho condiviso e non posso condividere la proposta avanzata da molte parti di indire subito le primarie per scegliere il futuro segretario del partito, dopo le dimissioni di Veltroni. Una scelta di questo tipo non avrebbe tenuto conto delle difficoltà che derivano dalla scelta dello strumento delle primarie per la selezione dei cariche interne al partito. Le primarie avrebbero aperto una discussione lacerante tutta interna al partito, a pochi mesi dalle elezioni amministrative ed europee di giugno, in un momento in cui si chiede al PD una posizione unitaria su alcune scelte di fondo e una reponsabilità unitaria rispetto agli esiti delle prossime elezioni. Il ricorso immediato alle primarie avrebbe inoltre sancito, a mio modo di vedere, che il PD era ormai dominato da logiche ombelicali e da una cultura plebiscitaria e dell'emergenza.

Per questo motivo, di fronte alle dimissioni repentine del segretario, ho apprezzato la scelta del gruppo dirigente del PD di convocare immediatamente l'assemblea costituente per discutere democraticamente sul da farsi. In un momento di crisi come questo c'è la necessità di una risposta rapida: il Paese ha bisogno di un partito di opposizione che discute, si divide, ma poi vota e decide una linea politica credibile.

In maniera opportuna, diversi Presidenti di Regione, Presidenti di Provincia e Sindaci hanno segnalato la necessità di una scelta responsabile che consentisse da subito di eleggere un segretario, di cambiare l'organizzazione del partito raccordandola maggiormente ai territori, di sciogliere i principali nodi politici che il PD deve affrontare. Queste idee sono state felicemente riassunte dall'intervento di Vasco Errani alla riunione dell'Assemblea costituente del 20 febbraio.

La scelta di eleggere direttamente il segretario del partito nell'assemblea costituente non deve portare ad una chiusura a riccio dei gruppi dirigenti. In questa prospettiva, proprio in vista dell'appuntamento elettorale di giugno, le primarie dovrebbere essere efficaciamente utilizzate per scegliere in modo democratico - secondo quanto previsto dallo Statuto del PD e come è già avvenuto in molti comuni e province - i candidati Sindaci e Presidenti di provincia o, anche, per scegliere i candidati al Parlamento europeo.

Alla luce delle scelte che si faranno in questi mesi e con una verifica seria dei risultati conseguiti nel voto di giugno, il PD potrà affrontare il congresso in autunno per scegliere democraticamente il nuovo segretario nazionale e definire una linea chiara e riformatrice per i prossimi anni che consenta di costruire candidature, alleanze politiche e programmi di governo condivisi dalla maggioranza degli italiani.

La discussione trasparente che c'è stata nell'assemblea di sabato scorso, l'elezione di Dario Franceschini, le parole pronunciate dal nuovo Segretario del PD, ci aiutano a sperare che da questa crisi possano emergere con chiarezza le condizioni per il rilancio del progetto del PD.