giovedì 8 maggio 2014

La sfida del cambiamento per il sindacato


La conclusione del congresso nazionale della CGIL consente di fare il punto sulle sfide che oggi il sindacato si trova ad affrontare. Al di là del confronto aspro che si è aperto con il Governo, la vera discussione interna alla CGIL è stata tra la linea della Camusso, che ha ribadito la strategia di azione unitaria con CISL e UIL, e la linea proposta da Landini, che spingeva per la differenziazione della CGIL dagli altri sindacati.

Negli anni della recessione i sindacati italiani hanno giocato in difesa di fronte ai cambiamenti sociali imposti dalle politiche neoliberiste in Europa, che hanno spinto gli Stati membri della UE a svalutare il lavoro, in mancanza della possibilità di un governo comune della politica economica e monetaria. Per lungo tempo i sindacati si sono divisi ed hanno scelto di ripiegarsi a difesa degli spazi conquistati, per fare da ammortizzatore sociale attraverso il loro sistema di servizi, rinunciando a definire una strategia unitaria per riportare il lavoro al centro dell'attenzione come motore dello sviluppo e come base fondamentale della nostra democrazia repubblicana.

Solo nel settembre 2013, forse anche grazie al nuovo quadro politico che si è venuto a determinare nel Paese, si è riavviata una strategia unitaria che ha portato alla sottoscrizione del documento unitario sottoscritto dalla Confindustria e dai sindacati in cui, di fronte allo stallo della contrattazione derivante dalla recessione, si è proposto al Governo uno scambio: le parti sociali hanno accettato una severa azione di riduzione della spesa pubblica in cambio di un intervento che portasse ad una sensibile riduzione del cuneo fiscale che penalizza i redditi da lavoro.

La ripresa di un percorso unitario tra le organizzazioni sindacali ha trovato una conferma importante, dopo pochi mesi, nell'approvazione del "Testo unico della rappresentanza" del 10 gennaio 2014, documento che rappresenta il passaggio fondamentale per l'avvio di un rinnovato sistema condiviso di contrattazione dopo anni di divisioni.

La richiesta unitaria delle parti sociali sul piano della politica economica ha trovato una risposta nel Documento di economia e finanza per il 2014, nel voto del Parlamento per il rinvio del pareggio di bilancio e, quindi, nel "decretolegge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale". La manovra economica del Governo Renzi mira infatti a rilanciare la domanda interna con una restituzione di un credito di imposta di circa 80 euro sul lavoro dipendente al di sotto di una certa soglia di reddito ed, in parte, a limitare il peso dell'Irap sulle imprese, attraverso una sensibile riduzione della spesa pubblica.

Il Governo, in questo modo, ha tenuto conto nella sostanza delle indicazioni delle parti sociali, senza il bisogno di un preventivo processo di concertazione con le parti sociali sulle singole scelte da compiere.  Lo stesso approccio è stato utilizzato dal Governo anche sul tema della riforma del lavoro (Jobs act) e, da ultimo, sul tema della riforma della PA, per il quale si è avviato un percorso di consultazione pubblica aperta attraverso la lettera che Renzi e Madia hanno inviato ai lavoratori delle pubbliche amminuistrazioni, che dovrà portare entro il 13 giugno all'approvazione in Consiglio dei Ministri di concreti provvedimenti normativi.

Di fronte alla rapidità del percorso avviato dal Governo Renzi i sindacati non possono restare sulla difensiva e difendere l'idea astratta della "concertazione preventiva", ma devono accettare la sfida del cambiamento mettendo al centro del dibattito pubblico il tema del lavoro (del lavoro esistente e di quello che non c'è, dei lavori nelle diverse sfaccettature che essi assumono nella società globalizzata) attraverso il rilancio della rappresentanza unitaria dei lavoratori.

In primo luogo, i sindacati devono evitare assolutamente di ripetere l'errore compiuto molto spesso in questi anni: dividersi sulle scelte e sulle proposte da portare al confronto con il Governo e il Parlamento. La nomina di Poletti a Ministro del Lavoro è l'esempio che il percorso di autoriforma unitaria che il sistema delle cooperative ha compiuto in questi anni paga nel rapporto con la politica e le istituzioni.

Un simile percorso unitario non è avvenuto tra i sindacati confederali, ma può essere avviato a partire dal nuovo clima unitario che si è creato in questi mesi, che deve mirare a ripristinare un processo di “dialogo sociale e partecipazione dei lavoratori”, affrontando le seguenti priorità:
  •  l'estensione del beneficio di 80 euro agli incapienti ed ai pensionati al di sotto di una soglia di reddito: tale scelta un impiego di risorse che non può essere coperto solo dai tagli di spesa, ma che dovrebbe trovare copertura attraverso lo spostamento della tassazione dai redditi alle rendite e da una più decisa azione di contrasto all'evasione fiscale;
  • il rafforzamento delle politiche attive per il lavoro, attraverso la progressiva implementazione della "Garanzia Giovani" e la definizione di una tutela generalizzata per chi non ha lavoro e per chi lo perde, attraverso il ripensamento complessivo degli ammortizzatori sociali e il rafforzamento della rete dei servizi per il lavoro;
  • l'attuazione del testo unico sulla rappresentanza del 10 gennaio, attraverso il riconoscimento del prioritario ruolo delle RSU nel sistema di contrattazione, non solo decentrato, ma anche nazionale: questo passaggio può essere avviato volontariamente dalle parti per poi trovare conferma anche in una legge;
  • la ripresa della contrattazione nella PA: visto il vincolo legislativo che impedisce di riaprire la contrattazione economica livello nazionale prima del 2015, si può comunque avviare da subito una contrattazione per la parte normativa, sia sulle regole della contrattazione decentrata (in modo da individuare risorse utilizzabili per valorizzare nel concreto la professionalità e la produttività dei dipendenti), sia su alcuni aspetti urgenti come la mobilità del personale derivante dai processi di riordino istituzionale, sia su aspetti strategici come la riduzione e rimodulazione dell'orario di lavoro;
  • una strategia unitaria dei sindacati in Europa, a partire dalle proposte avanzate da Etuc-Ces nel Piano proposto per le prossime elezioni del Parlamento europeo "A New Path for Europe": tale strategia dovrebbe trovare ricadute concrete anche nella richiesta al Governo di rivedere il patto di stabilità interno per garantire la ripresa degli investimenti pubblici in settori importanti per la tutela di servizi essenziali (difesa del suolo, edilizia scolastica, istruzione e ricerca, viabilità e mobilità sostenibile...);
  • la definizione di un percorso concreto, con tappe definite, che porti all'unità delle Confederazioni sindacali, come passaggio essenziale per un ripensamento complessivo delle organizzazioni sindacali, che rimetta al centro l'unità dei lavoratori e la tutela del lavoro nelle sue molteplici sfaccettature.
Ad un sindacato che cogliesse in modo innovativo ed intelligente la sfida dell’unità e del cambiamento potrebbero tranquillamente iscriversi non solo i pensionati, ma anche i tanti lavoratori e giovani che oggi non trovano adeguata protezione nella società.