domenica 19 gennaio 2014

Per un sistema elettorale coerente

L'incontro di ieri tra Renzi e Berlusconi nella sede nazionale del PD per discutere di legge elettorale e di riforme costituzionali ha suscitato molte reazioni. Io penso da sempre che in un Paese serio le riforme istituzionali (e la politica estera) dovrebbero essere il terreno naturale di confronto tra tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione.

La definizione di un percorso di riforme sufficientemente condiviso consente anche all'attuale maggioranza di governo di avere una prospettiva di durata fino al 2015, per portare avanti il programma per cui si è impegnata in Parlamento, tra cui spicca proprio l'urgenza della riforma elettorale.

Con la sentenza del 4 dicembre 2013 la Corte costituzionale ha dichiarato, infatti, l'incostituzionalità delle norme della legge elettorale nazionale che prevedevano un premio di maggioranza a prescindere dai voti raccolti e delle norme sulle liste bloccate che non consentivano agli elettori di scegliere i loro rappresentanti in Parlamento.

La parte più innovativa della sentenza è che per la prima volta, in modo esplicito, la Corte costituzionale ha ammesso una possibilità di controllo di costituzionalità sulla normativa elettorale, che non è lasciata alla completa disposizione del Parlamento, poiché esistono principi costituzionali che la legislazione elettorale ordinaria deve comunque rispettare.

Cardine dell'ordinamento repubblicano è il principio democratico per il quale "la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei limiti previsti dalla Costituzione" (articolo 1). Tale principio trova completa attuazione nella Costituzione con la disposizione per la quale "sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. il suo esercizio è dovere civico." (articolo 48).

L'effetto della sentenza è la rinascita in Italia di un sistema simile a quello in vigore fino alle elezioni del 1992: un proporzionale con la possibilità di esprimere una preferenza. La legge elettorale che rimane in vigore consiste in «un sistema proporzionale depurato del premio di maggioranza» ma resta la previsione delle soglie di sbarramento previste dalla legge precedente. Per quanto riguarda la possibilità per l'elettore di esprimere un voto di preferenza, «eventuali apparenti inconvenienti, che comunque non incidono sull'operatività del sistema elettorale possono essere risolti mediante l'impiego degli ordinari criteri d'interpretazione» e «mediante interventi normativi secondari», di natura regolamentare.

Secondo il mio punto di vista, il sistema proporzionale non è un male in sé, soprattutto quando sia corretto con clausole di sbarramento per i partiti poco rappresentativi. Se si analizza la resa dei sistemi elettorali nel nostro Paese è facile costatare che l'Italia è cresciuta molto al di sopra della media dei Paesi europei con un sistema proporzionale, mentre la crescita del Paese si è quasi azzerata quando, dopo il 1992, si è fatta la scelta di introdurre diversi sistemi maggioritari non coerenti tra di loro che si ispiravano a modelli presidenziali spuri (il presidenzialismo de noantri) con l'obiettivo di ridurre in modo sostanziale il peso dei partiti nella vita politica.

La Corte Costituzionale, tuttavia, ha precisato che non è suo compito dettare una normativa elettorale al Parlamento ed, anzi, ha sottolineato che l'incostituzionalità della legge elettorale non comporta la decadenza del Parlamento poiché «le Camere sono organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare» pena il venir meno della continuità dell'ordinamento.

E' compito del Parlamento pertanto verificare la possibilità di individuare una nuova disciplina elettorale. In questa verifica il legislatore ha un margine di discrezionalità molto ampio poiché non esiste «un modello di legge elettorale imposto dalla Carta costituzionale». La cosa essenziale, la Corte ha aggiunto, è che si rispettino i principi costituzionali in materia elettorale e che il sistema elettorale prescelto sia coerente ed abbia una omogeneità di ispirazione.

Anche se non mi piacciono i premi di maggioranza e non condivido l'ispirazione fortemente presidenziale che caratterizza gli attuali sistemi elettorali a livello locale e regionale, ritengo che le proposte avanzate dal nuovo segretario del PD si pongano giustamente l'esigenza di trovare in Parlamento una soluzione rapida sulla legge elettorale e di individuare realisticamente un sistema elettorale nazionale coerente con l'attuale impostazione del sistema politico.

La scelta ipotizzata di utilizzare il modello spagnolo con l'aggiunta di un premio di maggioranza del 20% non affronta però le questioni sollevate dalla Corte costituzionale. Il modello spagnolo infatti si basa su un sistema proporzionale fortemente corretto dalla previsione di circoscrizioni con liste bloccate corte che pone nelle mani dei partiti la scelta degli eletti e favorisce il partito maggiore e i partiti con forte radicamento territoriale. Il ricorso ad un ulteriore premio di maggioranza rischierebbe di dare un premio irragionevole.

Si può invece partire dalle proposte avanzate per individuare, con il concorso di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, una legge elettorale che garantisca la libertà e l'eguaglianza del voto e disegnare un sistema istituzionale e un sistema di legittimazione democratica sufficientemente coerenti con l'obiettivo di rafforzare l'ormai troppo fragile sitema politico italiano.

  • La nuova legge elettorale deve essere pertanto affiancata da una riforma del bicameralismo perfetto previsto dalla Costituzione, attraverso la previsione di una sola Camera politica a cui si dovrebbe affiancare un Senato delle autonomie. 
  • La fiducia al Governo sarebbe data solo dalla Camera. Ma il mantenimento della forma di governo parlamentare dovrebbe portare a prevedere comunque la possibilità per la Camera di scegliere un nuovo Governo, attraverso il sistema della sfiducia costruttiva previsto in Germania e in Spagna.
  • Il sistema elettorale deve poi tenere conto delle indicazioni della Corte sul premio di maggioranza spropositato e sulla garanzia di voto libero e uguale, che presuppone il confonto libero tra forze politiche che devono presentare liste omogenee, senza dar vita a coalizioni spurie ed improvvisate che altererebbero la coerente rappresentanza del voto dei cittadini e renderebbero più fragile la governabilità del Paese, come è successo in questi anni.
  • Nelle attuali condizioni del sistema politico italiano, vista la conformazione dei sistemi elettorali e locali vigenti, ritengo che la soluzione migliore sia la previsione di un sistema elettorale nel quale le diverse forze politiche si confrontano (senza da vita a coalizioni) per verificare il loro grado di rappresentanza attraverso un sistema elettorale proporzionale con clausola di sbarramento al 3-4%. Questa scelta deve essere accompagnata da un premio di maggioranza non irragionevole, che scatti immediatamente quando si superi il 40% dei voti al primo turno e permetta di ottenere il 55% dei seggi in Parlamento, ripartendo il premio sui primi candidati non eletti.
  • Nel caso in cui nessuna forza politica superi il 40% al primo turno si dovrebbe prevedere un ballottaggio nel quale si confrontano le due forze politiche maggiori. La forza politica che prevale al secondo turno avrebbe diritto al premio di maggioranza per ottenere il 55% dei seggi che si distribuirebbe sui parlamentari non eletti al primo turno. Nel caso in cui, entro una settimana dal primo turno, le forze politiche presenti in Parlamento dichiarino pubblicamere di allearsi per concorrere al ballottaggio, la ripartizione del premio avverrebbe su tutte le liste che fanno parte della coalizione dichiarata.
  • Questo sistema elettorale è coerente sia con la previsione di liste di partito circoscrizionali che prevedano il voto di preferenza, sia con la previsione di collegi uninominali secondo il modello degli attuali collegi per le elezioni provinciali. Il voto per collegi, tuttavia, se affiancato dalla previsione della parità di genere da garantire nelle liste, consentirebbe di dare una risposta più adeguata alle esigenze di rappresentanza politica, territoriale e di genere.
  • Per dare coerenza al sistema, infine, la previsione del secondo turno eventuale tra le due forze politiche che hanno ricevuto maggiore consenso dovrebbe essere esteso anche alle elezioni regionali e alle elezioni locali, introducendo anche in questi livelli di governo il sistema della sfiducia costruttiva.

Un sistema così disegnato consentirebbe di garantire una rappresentanza adeguata delle forze politiche che abbiano un consenso sufficiente nel Paese (superiore al 3-4% dei voti) garantendo la libertà e l'uguaglianza del voto, senza feudalizzare il sistema politico a livello territoriale. Allo stesso tempo, riconoscerebbe alle forze maggiori il diritto di governare con maggioranze sicure (senza dover costituire coalizioni spurie che in questi anni hanno dimostrato tutta la loro fragilità) se raggiungono al primo turno il 40% dei voti, o se si aggiudicano il ballottaggio, secondo un modello che è coerente con quanto avviene a livello locale e regionale, ma superando il rischio di un premio di maggioranza spropositato.

La contestuale riforma del Parlamento e del bicameralismo perfetto, con la previsione che la Camera possa sfiduciare il Governo, prevedendo l'alternativa della fiducia costruttiva, renderebbe il sistema coerente con la forma di governo parlamentare e fornirebbe elementi di stabilità e di flessibilità al sistema istituzionale.

La revisione contestuale di tutta la legislazione elettorale consentirebbe di definire un sistema di legittimazione coerente in tutti i livelli di governo in grado di favorire una ricostruzione del sistema politico italiano non sulla base di pulsioni leaderistiche o plebiscitarie, ma intorno a forze politiche che abbiano sufficiente consenso e radicamento territoriale.