giovedì 21 gennaio 2016

La riforma costituzionale: un cambiamento epocale

Con il voto di ieri del Senato della Repubblica si introduce un cambiamento epocale nel nostro ordinamento portando a compimento un percorso di riforme da lungo tempo avviato.

Occorre ringraziare i senatori che hanno dato il loro consenso a questa riforma nell'interesse del Paese, sia quelli di maggioranza che hanno votato in coerenza la fiducia accordata al Governo Renzi, sia quelli di opposizione che hanno contribuito con le loro proposte a costruire un assetto costituzionale condiviso.

La riforma risolve infatti alcuni dei principali problemi costituzionali che sono stati evidenziati in questi anni da diverse maggioranze politiche e dai diversi Presidenti della Repubblica, cercando di superare gli errori della riforma del 2001, attraverso la costruzione di un sistema istituzionale più equilibrato che offra una cornice stabile e condivisa alle istituzioni territoriali, al sistema politico e a tutto il Paese.

La riforma costituzionale del 2001 aveva posto le premesse di un assetto federale della Repubblica, costituita da Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, senza un cambiamento del sistema parlamentare fondato sul bicameralismo perfetto. In questo modo sono aumentati i conflitti tra i diversi livelli di Governo e si sono complicati profondamente i processi di formazione delle decisioni pubbliche.

Con la recessione economica si è fatta strada l’esigenza di una semplificazione del sistema istituzionale italiano per ridurre la spesa pubblica e migliorare la funzionalità delle diverse istituzioni.

La riforma costituzionale che è stata approvata ieri dal Senato in seconda lettura ricostruisce una forma di stato unitaria in cui i diversi livelli di governo, invece di competere, collaborano tra di loro e si integrano reciprocamente, superando la prospettiva federale e recuperando l'impianto regionale della nostra forma di stato.

La principale novità è rappresentata dalla riforma del sistema parlamentare, con il superamento del bicameralismo perfetto e la trasformazione del Senato in una camera di rappresentanza delle autonomie territoriali, secondo un modello largamente diffuso negli altri paesi europei.

In questo modo si semplifica il procedimento di formazione delle leggi e il circuito della fiducia tra il Governo e il Parlamento che vedrà protagonista la sola Camera dei Deputati, eletta con il nuovo sistema elettorale, per rispondere, sia alle esigenze di rappresentatività, sia alle esigenze di governabilità, ripristinando la centralità dei partiti (e non delle coalizioni) per la ricostruzione di un sistema politico e democratico funzionale.

Si razionalizza e si rende più funzionale il processo di decisione politica a livello nazionale, rafforzando il ruolo del Governo, senza fare venire meno i contrappesi che esistono nel nostro ordinamento, attraverso il Presidente della Repubblica e le istituzioni di garanzia.

Allo stesso tempo, il Senato della Repubblica, composto da rappresentanti delle Regioni e dei Comuni, diventa la sede di raccordo e di integrazione tra il legislatore nazionale e i legislatori regionali, nella quale si potranno prevenire le sovrapposizioni e i conflitti di competenze.

Il passaggio da una logica di competizione ad una di integrazione avviene anche a livello territoriale, perché l’abolizione delle Province dalla Costituzione porta a compimento il superamento dell’ordinamento provinciale uniforme che ha caratterizzato lo Stato unitario e riconduce in capo ai Comuni tutta l’amministrazione locale, sia quella di prossimità, sia quella di livello territoriale, attraverso il governo delle Città metropolitane e dei nuovi enti di area vasta.

La riforma costituzionale, una volta che sarà approvata ad aprile in via definitiva dalla Camera dei Deputati e dopo l’eventuale consultazione referendaria, offrirà una cornice stabile per consolidare i percorsi di riforma avviati attraverso la legge di riordino degli enti locali e la legge di riforma di tutta la pubblica amministrazione, in un disegno coerente di attuazione dei principi costituzionali di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.