venerdì 28 gennaio 2011

La fine di un ciclo

Le vicende di questi giorni dimostrano che, a 17 anni dalla sua discesa in campo, si è giunti alla fine di un ciclo politico che ha visto come protagonista assoluto Silvio Berlusconi.

In questi anni, grazie alla forza del sistema informativo ed imprenditoriale costruito negli anni, Berlusconi è stato il punto di riferimento politico delle cultura di centrodestra, riuscendo a mettere insieme le forze orfane del sistema dei partiti che aveva governato l'Italia prima di Tangentopoli, gli eredi della tradizione fascista e la novità politica rappresentata dalla Lega, in un confronto politico di tipo bipolare e maggioritario.

Questo progetto politico ha trovato il suo definitivo coronamento nella nascita del PDL, che ha permesso di riunire Forza Italia e Alleanza Nazionale in un unico partito inserito nella famiglia dei popolari europei. Il PDL è divenuto il primo partito in Italia nelle elezioni politiche del 2008 e, grazie al suo radicamento e ai risultati delle elezioni amministrative e regionali del 2009 e 2010, è riuscito a diventare la principale forza politica di governo, oltre che a livello nazionale, anche nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni.

Il progetto di Berlusconi è ora alla fine per ragioni di carattere culturale, politico, economico e morale.

La svolta maggioritaria della "seconda repubblica" aveva promesso un governo efficiente eletto direttamente dai cittadini e composto da uomini nuovi, ma ora mostra tutti i suoi limiti. Nella maggioranza e nei governi di centrodestra sono entrati uomini legati al passato. Si è costituita intorno a Berlusconi una "cricca" che ha pensato solo ai propri interessi. Si è consolidato un "regime autoritario di fatto" in cui i diversi poteri sono subordinati al potere politico-plebiscitario.

Berlusconi aveva promesso di lasciare le sue imprese per dedicarsi alla politica e per dare una speranza di un nuovo miracolo all'Italia. Ma i suoi governi non hanno mai ridato slancio allo sviluppo: il loro prodotto reale è la "crescita zero". E' stata sbandierata la centralità dell'individuo e la libertà di impresa, ma nel concreto non è stata varata nessuna liberalizzazione e si sono invece tutelate le posizioni di forza delle aziende di famiglia e gli interessi dei poteri forti e delle corporazioni. E così l'Italia è rimasta ferma, seduta su se stessa, di fronte alla crisi economica mondiale e alla sfida della globalizzazione.

C'è stata un'ossessione normativa sulla giustizia, ma non è stato risolto alcun problema della giustizia italiana. I provvedimenti approvati non hanno modernizzato il Paese ma hanno per lo più cercato di risolvere i problemi personali del premier in costante "conflitto di interessi".

Diventa sempre più difficile trovare un punto di equilibrio tra le "ragioni del Nord" e le "esigenze del Paese". Man mano che si procede nell'attuazione del federalismo fiscale e' evidente che occorre cambiare sostanzialmente il patto fiscale - debito pubblico, spesa pubblica, centralizzazione delle decisioni, risparmio privato, evasione fiscale - che la maggioranza di centrodestra ha finora garantito.

L'Italia moderata e i cattolici, impauriti dalla possibilità di un cambiamento sconvolgente, hanno condiviso l'obiettivo di contrastare l'avvento al governo del "cartello delle sinistre", ma ora sono scandalizzati dai comportamenti privati e pubblici del premier, sempre più in contrasto con il rispetto dei valori cristiani.

La scelta autonoma dell'UDC e la recente nascita di FLI dimostrano che in una parte delle forze di centro e di destra è venuta meno la fiducia nella leaderschip di Berlusconi, soprattutto di fronte alla necessità di legare insieme il "valore della libertà" alla "cultura della legalità". La prospettiva politica del "terzo polo" si affranca inevitabilmente dall'approccio plebiscitario e dal confronto politico di tipo bipolare.

La debolezza della maggioranza di centrodestra in Parlamento, dopo il passaggio all'opposizione di Fini, e la situazione del tutto particolare che il Presidente del consiglio deve affrontare dal punto di vista morale e giudiziario, a seguito dell'inchiesta per concussione e per favoreggiamento della prostituzione minorile, dovrebbero spingere Berlusconi a farsi da parte per consentire a noi tutti di affrontare i veri problemi del Paese.

Sarebbe auspicabile da subito la costituzione di una nuova maggioranza parlamentare che sia in grado di sostenere un governo di responsabilità nazionale, per modificare la legge elettorare allo scopo di ripristinare un rapporto tra i cittadini e la politica, per portare a compimento in modo coerente la trasformazione in senso federale della nostra Repubblica attraverso l'attuazione del federalismo fiscale e la riforma del sistema parlamentare bicamerale, per dare finalmente risposta a chi vvuole che l'Italia rialzi finalmente la testa e pensi veramente al suo futuro.

Se nel Parlamento non ci fossero "anime morte" i parlamentari di tutti gli schieramenti dovrebbero contribuire a scrivere questa pagina unitaria della storia italiana, per poter rivolgersi agli elettori a testa alta, dopo avere approvato insieme una legge elettorale senza liste bloccate. Dopo questo passaggio unitario ognuno potrebbe ritrovare la sua naturale collocazione politica.

Se questa soluzione è troppo "ardita", perché il Parlamento è ormai ingessato, la società civile italiana deve uscire dalla rassegnazione, alzare la testa, manifestare con forza la propria indignazione e chiedere a tutti i partiti di opposizione uno sforzo unitario per superare lo stallo e ridare dignità alla nostra democrazia.

In questa prospettiva, tocca innanzitutto al PD, in quanto principale partito di opposizione, fare una proposta di governo credibile attorno alla quale costruire una solida alleanza per vincere le elezioni e guidare la riscossa del Paese.