venerdì 8 aprile 2011

La "scusa" costituzionale

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La maggioranza di centrodestra negli ultimi mesi sta attraversando un'evidente fase di confusione (sulla leadership di Berlusconi, sulla politica estera e mediterranea, sull'immigrazione, sulle scelte energetiche, sulla politica economica...) che comincia ora a trovare riscontro anche nei sondaggi.

Come ho già detto in un post precedente, Berlusconi non è riuscito, in 17 anni, a realizzare gli obiettivi che si era proposto. L'unica eccezione è la parziale attuazione della legge delega sul federalismo fiscale, che in verità è un obiettivo della Lega Nord e non del PDL.

Di fronte a questo evidente fallimento, Berlusconi invoca l'esigenza di radicali riforme costituzionali, senza le quali non gli sarebbe possibile governare il Paese. Ma le riforme sbandierate sono soltanto una scusa per giustificare la mancata realizzazione delle reiterate promesse fatte agli italiani. Ancora una volta vuole far credere che la colpa starebbe tutta nella Costituzione e negli intralci che essa pone alla realizzazione dei suoi ambiziosi (magnifici) obiettivi politici.

Nelle scorse settimane, il Governo ha già intrapreso alacremente questa strada: propone la modifica degli articoli 41 e 97 della Costituzione per coprire il mancato rilancio dell'economia e la mancata riforma della pubblica amministrazione; cerca di modificare le disposizioni costituzionali sulla giurisdizione per giustificare la mancata riforma della giustizia.

Ma le riforme costituzionali sono anche specchietti per le allodole. In verità, in Parlamento non si discute di esse, ma viene data priorità ad altre scelte che vanno esattamente nella direzione opposta alle riforme annunciate. Invece di liberalizzare l'economia si cerca di difendere i monopoli e le corporazioni esistenti. Invece di condividere un processo di riforma della pubblica amministrazione si mira soltanto a dividere i sindacati. Invece di incidere in modo coerente sui tanti mali della giustizia italiana si pensa solo a salvare il premier dalle possibili condanne attraverso il processo lungo e la prescrizione breve.

D'altronde, sulle riforme costituzionali, non esiste nell'opinione pubblica italiana una maggioranza che sostenga le scelte del centrodestra. Già nel 2006 il tentativo di stravolgere la seconda parte della Costituzione è stato bloccato dal popolo con il referendum costituzionale. E anche oggi, al solo annuncio di Berlusconi di voler modificare la Costituzione, ci sono state proteste diffuse e manifestazioni che hanno coinvolto forze politiche e sociali di diverso orientamento.

Gli attacchi del centrodestra alla Costituzione repubblicana possono però minare le basi fondamentali del patto che lega il popolo italiano. A mio avviso ha una bella Costituzione, ma questo non significa che essa sia intoccabile. Per riformarla bene occorre evitare di procedere a strappi, selezionare in modo accurato i temi da trattare e trovare un largo consenso sulle modifiche da introdurre.

In Parlamento giacciono da tempo proposte di riforma costituzionale che mirano a superare il bicameralismo perfetto, a ridurre il numero dei parlamentari, ad istituire il Senato federale, per portare a compimento l'evoluzione in senso federale della democrazia italiana.

Sono proposte che sembravano condivise - almeno a parole - dalla maggioranza e dall'opposizione e che purtroppo sono state abbandonate nei cassetti del Parlamento.

Sono proposte che, in un futuro non lontano, potrebbero essere riprese da una nuova maggioranza parlamentare, che faccia veramente gli interessi di tutto il Paese.

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