sabato 9 aprile 2016

Sì al referendum e alle riforme


Domenica 17 aprile si svolgerà il referendum che si propone di abrogare una norma che consente la proroga automatica delle concessioni di sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio in mare, entro le 12 miglia dalla costa.

Ho molti dubbi su un referendum che tocca una questione molto particolare e che non incide sulle scelte di fondo di politica energetica del nostro Paese. Le Regioni promotrici del Referendum hanno già ottenuto una modifica della legislazione su 5 dei 6 quesiti proposti.

Avrei preferito che anche su sull'ultimo punto si trovasse una soluzione normativa, senza la necessità di ricorrere al referendum, perché sono convinto che l'Italia ha già deciso di intraprendere chiaramente la strada delle energie pulite e se è vero che siamo primi nel mondo per copertura delle rinnovabili sulla produzione elettrica con il 43% (dato 2014). 

Mi sono andato a rileggere bene il quesito referendario che recita:
«Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?»

Cosa dice la norma in questione?
«Il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l'intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. Sono sempre assicurate le attività di manutenzione finalizzate all'adeguamento tecnologico necessario alla sicurezza degli impianti e alla tutela dell'ambiente, nonché le operazioni finali di ripristino ambientale».

Abrogando le parole ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’ si evita una proroga automatica delle concessioni rilasciate. Una eventuale proroga ulteriore sarà pertanto rimessa ad una valutazione discrezionale delle amministrazioni competenti sulla base dei 'titoli abilitativi già rilasciati' che sono fatti salvi.

Una proroga automatica delle concessioni mal si concilia con le direttive comunitarie sulla concorrenza ed ha l’effetto di sbarrare la strada ad altri soggetti potenzialmente interessati. D'altro canto priva l'amministrazione competente della possibilità di valutare in modo accurato i vantaggi e i rischi dell'ulteriore sfruttamento dei giacimenti.

Se i titoli abilitativi dovessero essere soggetti a rinnovo le Regioni potrebbero rinegoziare le royalties dal punto di vista economico, magari destinando i ricavati allo sviluppo delle energie pulite, e verificare l’adeguatezza delle piattaforme definendo rigorose modalità di controllo, manutenzione e smantellamento degli impianti.

Per questi motivi voterò sì al referendum del prossimo 17 aprile, perché ritengo che una risorsa scarsa (come il petrolio e il gas) debba essere sfruttata in modo consapevole ed intelligente.

Dopo la riforma costituzionale che la Camera dei Deputati approverà in via definitiva nei prossimi giorni, la competenza sulla politica energetica sarà riportata in capo allo Stato, come credo che sia giusto.

Il Governo e il Parlamento potranno allora decidere di dedicare tutte le risorse che arriveranno dai proventi derivanti dagli attuali giacimenti (oltre 300 milioni di euro) per incentivare la ricerca, la produzione e la conservazione delle energie rinnovabili, e per sviluppare iniziative di avanguardia in alcune delle "molteplici specializzazioni nelle quali si articola il complesso e raffinato settore delle energie alternative."

E' uno dei motivi, tra molti altri, per i quali voterò sì anche al referendum confermativo sulla riforma costituzionale che probabilmente si terrà nel prossimo mese di ottobre.

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