Le elezioni amministrative che si sono svolte in
oltre 1300 Comuni - con oltre 13 milioni di elettori coinvolti e con importanti città al voto, come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Cagliari,
Trieste - sono il primo e più immediato momento importante di verifica della
capacità delle istituzioni di prossimità di rispondere ai bisogni dei cittadini.
I Comuni infatti sono le istituzioni di prossimità
più vicine alle persone. Auguro per questo un buon lavoro ai Sindaci eletti,
perché hanno oggi sulle loro spalle la responsabilità di tutto il governo
locale, sia quello del loro Comune, sia dell’area vasta, e devono pertanto
trovare le soluzioni più funzionali per gestire i servizi ai cittadini e ai
territori, superando l'approccio “ente per ente” e dando vita a processi di
collaborazione più stretta e di “amministrazione condivisa”.
Nel complesso dei Comuni al voto l’affluenza al
primo turno del 5 giugno è stata del 62.13 per cento, oltre 5 punti in meno
alla tornata elettorale precedente, ma oltre 10 punti in più rispetto al dato
delle ultime 8 elezioni regionali. Al ballottaggio del 19 giugno l’affluenza
alle urne è stata comunque superiore al 50% degli elettori. Un discorso a parte
merita il dato dell’affluenza di Roma. Nella capitale si è riscontrata al primo
turno un’affluenza del 57%, superiore di 5 punti rispetto alle elezioni
amministrative precedenti, e comunque superiore al 50% anche nel ballottaggio.
Il calo della partecipazione al voto riflette le
difficoltà di tutto il sistema politico di rispondere alla sofferenza che nasce
dalla lunga recessione dell’economia italiana, ma si deve legare anche all’incapacità
dei partiti di costruire un radicamento e una prospettiva politica duratura, andando
oltre la ormai lunga transizione che stanno vivendo.
Nella maggioranza dei Comuni sotto i 15.000
abitanti si registra una tenuta del consenso delle liste di centrosinistra, anche
se il dato deve essere letto con attenzione perché nella maggior parte dei casi
il confronto si basa su liste civiche.
Per i Comuni superiori a 15.000 abitanti, in cui
è previsto il ballottaggio, è possibile una lettura più politica dei risultati elettorali,
che ovviamente deve innanzitutto tener conto del fatto che 2 grandi città - il Comune di Roma, capitale della Repubblica,
e il Comune di Torino – sono guidate da giovani sindache del M5S.
Nei 25 Comuni capoluogo siamo di
fronte ad uno scenario diverso rispetto alla situazione precedente che vedeva
21 Comuni guidati dal centrosinistra e 4 Comuni guidati dal centrodestra. Oggi la situazione è più frammentata: ci sono 8 comuni guidati dal centrosinistra, 7 dal centrodestra, 3 dal M5S, 3 dalla destra, 1 dal centro e 3 da
liste civiche di sinistra.
Questa tendenza si conferma anche negli altri 125 Comuni con più di 15.000 abitanti, 70 dei quali erano governati in precedenza da
coalizioni di centrosinistra mentre non vi erano amministrazioni guidate dal
M5S. Oggi la situazione è più diversificata, perché solo 42 Comuni sono guidati
dal centrosinistra, 29 da liste civiche, 20 dal centrodestra e 17 dal MSS.
Anche nelle elezioni amministrative, pertanto, al
netto della presenza delle liste civiche, si ripropone il quadro politico di
tipo tripolare che caratterizza il livello nazionale. E’ questa una evidente
novità, almeno da quando si è passati all’elezione diretta dei Sindaci, poiché
si passa da uno schema bipolare ad uno schema tripolare nel confronto politico
a livello locale.
Di fronte a quest’evoluzione profonda del sistema
politico è auspicabile che la discussione sulla riforma costituzionale già
avviata non si limiti allo scontro a priori tra i tifosi del Sì e i tifosi del
No. Il referendum di ottobre sarà un’occasione importante per condividere la
conoscenza dei valori e delle disposizioni costituzionali e, allo stesso tempo,
per riflettere a fondo sul legame stretto che intercorre tra il sistema dei
partiti, i sistemi elettorali, la “forma di governo” e la “forma di stato”,
sulla base delle specifiche discipline previste nelle leggi ordinarie e nella
Costituzione.
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