domenica 13 luglio 2008

L'opposizione di cui ha bisogno il Paese

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All'avvio del Governo Berlusconi avevo auspicato un nuovo rapporto tra maggioranza e opposizione che consentissse di distinguere tra le materie su cui è necessario un percorso condiviso in Parlamento e le materie sulle quali era naturale che si mantenesse un confronto serrato e anche duro.

Da un lato, la Costituzione, le riforme istituzionali, la politica estera e la posizione dell'Italia nell'Unione europea sono campi sui quali si dovrebbe sviluppare un confronto costante tra maggioranza e opposizione, per trovare alcuni fondamentali punti di accordo e un minimo comun denominatore a tutela dell'interesse generale e dell'interesse nazionale.

Dall'altro, la politica economica e le scelte di governo operate dalla maggioranza su vari fronti (sicurezza, giustrizia, sistema informativo ....) devono essere contrastate duramente dall'opposizione che deve criticare le scelte ritenute non valide, proporre soluzioni alternative, definire una sua agenda di priorità sulla quale ricercare in modo chiaro il consenso popolare.

In questa settimana parlamentare, la presentazione della manovra economica per il 2009 da parte del Governo, lo scontro sul lodo Alfano e sul Decreto sicurezza hanno messo in chiaro che il confronto fra maggioranza e opposizione non può significare in alcun modo il venir meno di un'opposizione politica chiara sulle principali scelte operate dal Governo, non solo nelle posizioni parlamentari, ma in tutto il paese, come è stato evidenziato con la raccolta di firme avviata dal Partito Democratico e l'annuncio della manifestazione del 25 ottobre.

E' evidente che l'opposizione non può limitarsi a contestare e contrastare le scelte politiche della maggioranza, ma deve costruire un'agenda alternativa, che si fondi su proposte in grado di rispondere alle esigenze che i cittadini sentono come prioritarie o di affrontare quei nodi essenziali che servono al rilancio del Paese. Su queste proposte si può definire un profilo programmatico concreto del PD, sul quale trovare un radicamento sociale e territoriale non di tipo ideologico, e allo stesso tempo costruire una strategia di alleanze in grado di sostenere una proposta di governo vincente per le prossime sfide elettorali.

E' una sfida faticosa ma non impossibile. Soprattutto se il PD evita le scorciatoie delle scelte piovute dall'alto e cerca di dare una risposta stabile alle domande di partecipazione democratica che provengono da quanti hanno partecipato alle elezioni primarie e da quanti auspicano una vita del partito fondata sul pluralismo e sulla democrazia, come anticorpi essenziali contro le derive plebiscitarie della "mediocrazia" che è ormai dominante in Italia.

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